Il Decreto Legislativo 334 del 17 agosto 1999 detta disposizioni finalizzate a prevenire gli incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose e a limitarne le conseguenze per l'uomo e per l'ambiente. Il D.Lgs. 334/1999 si applica agli stabilimenti in cui sono presenti, ovvero possono essere generate in caso di perdita di controllo di un processo industriale, sostanze pericolose in quantita' uguali o superiori a specifiche soglie indicate nel decreto stesso.

Il gestore dello stabilimento e' tenuto a prendere tutte le misure idonee a prevenire gli incidenti rilevanti e a limitarne le conseguenze per l'uomo e per l'ambiente. Tra gli obblighi del gestore dello stabilimento vi e' quello di predisporre i piani di emergenza interni (PEI) e di fornire alle autorita' competenti tutti gli elementi utili per l'elaborazione del piano d'emergenza esterno (PEE) al fine di prendere le misure necessarie in caso di incidente rilevante (art. 8.2.d). Il PEE viene predisposto dall'Autorita' Preposta, che coincide quasi sempre con il Prefetto.

Il piano di emergenza esterno deve essere elaborato allo scopo di (art. 20):

  • controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitarne i danni per l'uomo, per l'ambiente e per i beni;
  • mettere in atto le misure necessarie per proteggere l'uomo e l'ambiente dalle conseguenze di incidenti rilevanti;
  • informare adeguatamente la popolazione e le autorita' locali competenti;
  • provvedere sulla base delle disposizioni vigenti al ripristino e al disinquinamento dell'ambiente dopo un incidente rilevante.>

Le linee guida per la pianificazione dell'emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante sono contenute nel DPCM 25 febbraio 2005.

Il PEE rappresenta il documento ufficiale con il quale l'Autorita' Preposta organizza la risposta di protezione civile e di tutela ambientale per mitigare i danni di un incidente rilevante sulla base di scenari che individuano le zone a rischio ove presumibilmente ricadranno gli effetti nocivi dell'evento atteso.

Il piano di emergenza esterno e' fondamentale per i sindaci ai fini della predisposizione degli strumenti urbanistici e per la pianificazione del territorio. Anche per tale motivo e' importante determinare con precisione l'estensione delle aree di rischio e la porzione di territorio in esse contenuta. La rappresentazione delle aree di rischio sovrapposta ad una base aerofotogrammetrica permette di valutare immediatamente la presenza di ambienti territoriali ed ambientali vulnerabili, quali ad esempio la distribuzione qualitativa e quantitativa del dato demografico, la presenza di centri sensibili e di infrastrutture critiche, la presenza di zone agricole, di allevamenti e aree protette, la presenza di risorse idriche superficiali.

I possibili scenari incidentali (incendi, esplosioni, rilasci) da esaminare in un PEE ed i loro effetti (irraggiamento, sovrappressione, tossicita') sono riassunti nella figura seguente.

Eventi incidentali

Gli effetti di un evento incidentale ricadono sul territorio con una gravita' di norma decrescente in relazione alla distanza dal punto di origine. Il territorio esterno allo stabilimento e' suddiviso in tre zone di rischio di forma generalmente circolare per incendi ed esplosioni, e aventi forma di settore circolare con apertura di 36 gradi per rilasci di sostanze tossiche.

La zona di sicuro impatto immediatamente adiacente al punto di origine dell'incidente e' caratterizzata da effetti comportanti una elevata letalita' per le persone. In questa zona l'intervento di protezione da pianificare consiste in generale nel rifugio al chiuso. Solo in casi particolari dovra' essere prevista l'evacuazione spontanea o assistita della popolazione.

La zona di danno, esterna alla prima, e' caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per le persone che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone piu' vulnerabili (bambini e anziani). In tale zona, l'intervento di protezione principale dovrebbe consistere, almeno nel caso di rilascio di sostanze tossiche, nel rifugio al chiuso. Infatti in tale zona, di estensione piu' ampia della prima, un provvedimento di evacuazione incontrerebbe maggiori problematiche.

La zona di attenzione e' caratterizzata dal possibile verificarsi di danni, generalmente non gravi anche per i soggetti particolarmente vulnerabili oppure da reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico. Essa riveste importanza solo nel caso in cui si considerano gli effetti acuti sull'uomo in relazione a scenari di dispersione atmosferica di rilasci tossici e qualora nel territorio di interesse siano presenti centri sensibili. Pertanto tale zona non viene determinata nel caso di incendi ed esplosioni.

Le zone di sicuro impatto e di danno vengono determinate a partire dai valori di riferimento indicati nella tabella seguente. La zona di attenzione viene invece determinata a seguito di una valutazione specifica basata sulle caratteristiche del territorio.

Tabella determinazione Zone

Il DPCM 25 febbraio 2005descrive un Metodo Speditivo per l'individuazione delle zone di rischio da utilizzare in totale assenza dei dati da parte dei gestori degli stabilimenti. Il software SPEDI e' basato sul metodo speditivo descritto nel DPCM e permette di valutare facilmente e rapidamente le estensioni delle zone di rischio e di rappresentarle su una base cartografica caricata nel software stesso da parte dell'utente, oppure di esportare tali zone in formato KML (Keyhole Markup Language) per Google Earth. La possibilita' di esportare le zone di rischio in Google Earth garantisce la corretta individuazione degli elementi vulnerabili presenti sul territorio all'interno di tali aree. I dati di input di SPEDI possono essere salvati e successivamente caricati per ulteriori analisi dell'evento incidentale.

Un esempio di esportazione in Google Earth dell'output del software, e' riportato nelle figure seguenti. In entrambe le figure l'incidente e' stato localizzato arbitrariamente in un'area industriale, si precisa che gli effetti mostrati non hanno alcuna attinenza con la realta' del luogo selezionato. Nel primo esempio e' stato ipotizzato il rilascio di un gas tossico (1 tonnellata di cloro immagazzinato come gas liquefatto). E' stata ipotizzata una classe di stabilita' D con vento di 5 m/s (D5), ed una direzione di provenienza del vento da Nord Est. Il punto di origine dell'incidente e' indicato con un cerchio giallo, la zona di sicuro impatto (settore circolare rosso) si estende sino a 100 m di distanza, la zona di danno (settore circolare blu) si estende sino a 420 m di distanza, e la zona di attenzione (settore circolare verde) si estende sino a 840 m di distanza. Un evento di tale tipo quindi coinvolgerebbe un' ampia porzione del territorio abitato, anche con caratteristiche residenziali, all'esterno dell'impianto.

Esempio rilascio Cloro SPEDI

Nel secondo esempio e' stata considerata una sostanza o un preparato che crea un pericolo gravissimo di esplosione per effetto di urto, attrito, fiamma o altre fonti di ignizione (frase che descrive il rischio R3). E' stata ipotizzata un'esplosione dovuta alla presenza di 5 tonnellate di tale sostanza. La zona di sicuro impatto si estende sino ad una distanza di 25 m dal punto origine dell'evento, mentre la zona di danno si estende sino ad una distanza di 50 m, e coinvolge in parte l'esterno e gli stabilimenti confinanti, potendo cosi' originare un eventuale effetto domino.

Esempio esplosione R3 SPEDI

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